17 novembre 2011

Denuncia dell’Onu: preoccupante l’aumento della violenza dei coloni israeliani

Su un totale di circa 500.000 coloni israeliani che vivono nei Territori palestinesi occupati, oltre 311.000 (dati dell’Ufficio centrale di statistica israeliano al 31.12.2010) vivono in Cisgiordania, all’interno di 124 colonie autorizzate e di oltre un centinaio di “avamposti” illegali, dove illegali sta per sorti in contrasto con la stessa legge israeliana.

In realtà, infatti, tutti gli insediamenti colonici sono contrari al diritto internazionale, alla luce di quanto previsto dall’art.49.6 della IV Convenzione di Ginevra, secondo cui “La potenza occupante non potrà mai procedere alla deportazione o al trasferimento di una parte della propria popolazione civile sul territorio da essa occupato”. Va aggiunto, peraltro, che lo Statuto di Roma della Corte penale internazionale qualifica tale trasferimento, diretto o indiretto, come un crimine di guerra.

Eppure la comunità internazionale non solo tollera tranquillamente tale crimine – che porta come conseguenza la deprivazione del popolo palestinese delle sue risorse naturali, la sottrazione delle terre, gli infiniti disagi e ostacoli alla circolazione e allo sviluppo economico derivanti dal sistema dei checkpoint – ma consente peraltro che questa vera e propria teppaglia compia vessazioni e atti di violenza quotidiani ai danni della popolazione indigena, al riparo della totale impunità garantita dalle autorità israeliane.

Solo per restare agli ultimi giorni, la scorsa settimana alcuni coloni israeliani a bordo di un auto hanno
investito e ucciso a Salfit un contadino palestinese 46enne, ‘Abdel Mutaleb Mohammed Hakim, altri a Betlemme hanno aggredito una famiglia palestinese costringendo un bambino di dieci anni al ricovero in ospedale, altri ancora hanno incendiato tre auto a Beit Ummar, il tutto in una sola giornata!

Alla fine di ottobre di quest’anno, lo United Nations Office for the Coordination of Humanitarian Affairs (UN-OCHA) ha fatto il punto della situazione con una scheda informativa che segnala il progressivo e preoccupante aumento della violenza dei coloni israeliani.

Almeno nessuno potrà dire di ignorare la questione.

La violenza dei coloni israeliani in Cisgiordania.
OCHA _ Novembre 2011

In breve

- La media settimanale degli attacchi da parte dei coloni aventi come conseguenza l’uccisione o il ferimento di Palestinesi e danni alle proprietà nel 2011 è aumentata del 40% rispetto al 2010 e di oltre il 165% rispetto al 2009.

- Nel 2011, tre Palestinesi sono stati uccisi e 167 sono stati feriti dai coloni israeliani. Inoltre, un Palestinese è stato ucciso, e altri 101 sono stati feriti, dai soldati israeliani nel corso di scontri tra coloni israeliani e Palestinesi.

- Otto coloni israeliani sono stati uccisi e altri 30 sono stati feriti dai Palestinesi nel corso del 2011, in confronto a cinque uccisi e 43 feriti durante lo stesso periodo del 2010.

- nel 2011, circa 10.000 alberi di proprietà di Palestinesi, essenzialmente alberi di ulivo, sono stati danneggiati o distrutti dai coloni israeliani, compromettendo in modo significativo i mezzi di sostentamento di centinaia di famiglie.

- Nel luglio del 2011, una comunità di 127 persone è stata fatta spostare in massa a causa dei ripetuti attacchi dei coloni, con alcune delle famiglie colpite trasferite nelle Aree A e B.

- Oltre il 90% delle denunce monitorate presentate dai Palestinesi alla polizia israeliana negli ultimi anni e riguardanti violenze da parte dei coloni si è chiuso senza alcuna incriminazione.

- L’OCHA ha individuato oltre 80 comunità con una popolazione complessiva di circa 250.000 Palestinesi esposti alla violenza dei coloni, compresi 76.000 che sono ad alto rischio.

1) La violenza da parte dei coloni israeliani compromette la sicurezza fisica e le fonti di sostentamento dei Palestinesi che vivono sotto la prolungata occupazione militare israeliana. Questa violenza include aggressioni fisiche, vessazioni, la presa del controllo e il danneggiamento di proprietà private, l’impedimento dell’accesso ai pascoli e ai terreni agricoli, e gli attacchi al bestiame e ai terreni agricoli, tra gli altri.

2) Negli ultimi anni, molti attacchi sono stati condotti da coloni che vivono negli “avamposti” colonici, piccoli insediamenti satellite costruiti senza autorizzazione ufficiale, molti su terreni di proprietà privata di Palestinesi. A partire dal 2008, i coloni hanno attaccato i Palestinesi e le loro proprietà come mezzo per scoraggiare le autorità israeliane dallo smantellare questi avamposti (la cd. strategia del “price tag”).

3) La causa principale del fenomeno della violenza dei coloni risiede nella decennale politica israeliana di facilitare illegalmente l’insediamento dei propri cittadini all’interno dei territori palestinesi occupati. Questa attività ha portato alla progressiva acquisizione della terra, delle risorse e delle vie di trasporto palestinesi ed ha creato due sistemi separati di diritti e prerogative, favorendo i cittadini israeliani a scapito degli oltre due milioni e mezzo di Palestinesi che risiedono in Cisgiordania. I recenti sforzi delle autorità per legalizzare retroattivamente l’acquisizione da parte dei coloni di terreni di proprietà privata di Palestinesi incoraggia fattivamente una cultura dell’impunità che contribuisce al perdurare della violenza.

4) Le autorità israeliane hanno ripetutamente mancato di far rispettare il principio di legalità in risposta agli atti di violenza contro i Palestinesi da parte dei coloni israeliani. Le forze israeliane spesso non fermano gli attacchi e le indagini successive sono inadeguate o mal condotte. Le misure previste dal sistema corrente, incluso il richiedere ai Palestinesi di presentare denuncia presso le stazioni di polizia situate all’interno degli insediamenti israeliani, lavorano fattivamente contro il principio di legalità, scoraggiando i Palestinesi dal presentare denuncia.

5) Il rischio del trasferimento dei gruppi familiari vulnerabili come conseguenza della violenza dei coloni è una questione che desta crescente preoccupazione. La violenza dei coloni crea pressione e costante disagio su alcune comunità palestinesi, in particolare se combinata con altre difficoltà, quali le restrizioni agli accessi e alla circolazione e la demolizione delle case. Diventare profughi ha gravi conseguenze fisiche, socio-economiche ed emotive sulle famiglie e sulle comunità palestinesi, immediate e a lungo termine.

6) Secondo il diritto umanitario internazionale e la legislazione internazionale sui diritti umani, Israele ha l’obbligo di impedire gli attacchi contro i civili o le loro proprietà e di assicurare che tutti gli episodi di violenza da parte dei coloni siano indagati in maniera approfondita, imparziale e indipendente.

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1 Commenti:

Alle 17 novembre 2011 alle ore 12:46 , Anonymous Anonimo ha detto...

e poi si lamentano se cresce l'antisemitismo .

 

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