4 ottobre 2011

Una cittadinanza negata con motivazioni vergognose

Fadi Karajeh è un uomo di 33 anni figlio di profughi palestinesi della Striscia di Gaza, che risiede in Italia da dodici anni e che attualmente vive e lavora a Ravenna.

Riconosciuto rifugiato politico, Fadi – che non ha mai avuto una cittadinanza – nel 2009 ha avanzato istanza per la concessione della cittadinanza italiana, a buon diritto.

Nei dodici anni in cui ha vissuto in Italia, infatti, Fadi ha svolto diversi lavori (saldatore, fabbro, verniciatore e, attualmente, pizzaiolo), ha frequentato corsi di qualificazione professionale, ha collaborato e collabora in qualità di interprete con il Tribunale ed i Carabinieri di Ravenna, città dove ha una casa, una ragazza, degli amici, dei colleghi di lavoro: chi più di lui potrebbe aver titolo ad ottenere la cittadinanza italiana? E tuttavia…

Nel 2004 Fadi viene fermato alla guida di un’auto con un tasso alcolemico di poco superiore al consentito, e per questo motivo nel 2005 viene condannato al pagamento di una semplice sanzione pecuniaria. Pagata la sanzione, il reato adesso risulta estinto, perché nei successivi cinque anni egli non ha commesso alcun delitto o contravvenzione della stessa indole (art.460 c.p.p.).

La Commissione medica di Ravenna, peraltro, effettuati gli esami di rito, ha successivamente confermato la validità della patente di guida di Fadi per dieci anni, senza la necessità di ulteriori, periodici accertamenti medici.

Eppure quel vecchio decreto penale di condanna ad una sanzione pecuniaria, secondo il Ministero dell’Interno, Direzione Centrale per i diritti civili (sic!), la cittadinanza e le minoranze, costituisce un motivo sufficiente per negare a Fadi l’acquisto della cittadinanza italiana, poiché non consente di affermare che egli “abbia dato prova di aver raggiunto un grado sufficiente di integrazione che si dimostra anche attraverso il rispetto delle regole di civile convivenza e delle norme del codice penale”!

C’è davvero di che restare sbalorditi! Una semplice contravvenzione – che peraltro non è inclusa tra i reati preclusivi dell’acquisto della cittadinanza – ha il potere di vanificare anni e anni di lavoro onesto, di fatica, di affetti e di relazioni trascorsi in Italia, e consente ad un oscuro burocrate di affermare che Fadi non ha la volontà di volersi “integrare” in Italia né intende rispettare le “regole di civile convivenza”!

Laddove, naturalmente, non siamo in presenza solo di un semplice caso di ottusità burocratica, ma di uno dei frutti avvelenati della politica delle destre al governo del Paese, con i vari decreti “sicurezza” mediante i quali soprattutto la Lega ha costruito le sue fortune elettorali.

Mi scrive Fadi: “la condizione di incertezza in cui sono costretto a sopravvivere mi logora giorno per giorno, impotente e senza possibilità di confronto diretto con chi deve decidere del mio futuro e della mia libertà e dignità personale”.

Fadi non chiede né ha bisogno di assistenza o regalie, non chiede nulla di più del riconoscimento di un suo diritto, quello alla concessione di una cittadinanza che non ha mai avuto, e che anche le ragioni umanitarie e di solidarietà imporrebbero di riconoscergli.

Chi volesse mettersi in contatto con Fadi potrà farlo al seguente indirizzo email: fadixkarajeh@hotmail.it

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