2 marzo 2011

Morte agli Arabi!

Quei ragazzi ebrei che, verso la fine del 2010, hanno circondato e insolentito un gruppo di anziane donne palestinesi in visita allo Yad Vashem gridando loro “troie” e “puttane” sono solo una esigua minoranza, nient’altro che delle mele marce?

O non si tratta piuttosto di una degna rappresentanza di quella maggioranza ebraica razzista che approva entusiasticamente le regole rabbiniche che vietano di affittare le case agli arabi e proibiscono ogni tipo di rapporto tra arabi ed ebrei?

Purtroppo – e nonostante i media ammaestrati di casa nostra non ne accennino neppure lontanamente – pare proprio che si debba propendere per la seconda ipotesi, se consideriamo che persino il ministro israeliano degli affari sociali Isaac Herzog, in visita agli studenti arabi del Safed College, ha avuto modo di dichiarare: “mi sembrava di essere in Alabama negli anni ‘40”.

A Herzog, tuttavia, bisognerebbe far notare che tra coloro che legittimano il razzismo, divenuto così diffuso tra i giovani israeliani, vi sono proprio dei colleghi della compagine governativa e, in specie, il ministro dell’istruzione Gideon Sa’ar, distintosi recentemente per aver entusiasticamente spalleggiato la campagna criminalizzatrice lanciata dal gruppo studentesco Im Tirtzu contro i professori che appoggiano il boicottaggio accademico contro l’occupazione, e per aver tagliato il budget destinato all’educazione civica in favore di un curriculum di “studi ebraici” che ricomprende anche dei testi religiosi.

Recentemente un gruppo di giovani insegnanti ha inviato una petizione al ministro dell'istruzione, chiedendogli di “prendere chiaramente posizione contro le espressioni di razzismo che sono presenti ovunque”. Nella petizione, di cui ha dato notizia (soltanto in ebraico) lo Yedioth Ahronoth, i firmatari dichiarano: “Non possiamo rimanere in silenzio alla luce della crescente presenza all'interno degli edifici scolastici di espressioni di razzismo, verso chiunque sia diretto – contro gli Arabi, gli immigrati dall'Etiopia e dalla Russia, gli omosessuali e i lavoratori migranti. Vediamo noi stessi come degli educatori che devono lanciare un allarme. Una serie di studi e di sondaggi riflettono la realtà quotidiana che tutti noi sperimentiamo negli incontri con gli studenti: la prevalenza di razzismo e di crudeltà è in aumento tra i giovani israeliani. Noi siamo testimoni nel mondo dell’istruzione di questo crescente razzismo”.

Gli educatori israeliani mettono sotto accusa, in particolare, i rabbini che ricevono finanziamenti statali, i membri della Knesset e i sindaci per le loro “idee offensive e razziste” che “forniscono legittimazione a queste espressioni” degli studenti israeliani, “un fenomeno che rende ancor più difficile il tentativo degli insegnanti di affrontare il razzismo”.

A distanza di tre settimane dalla petizione, il sito in lingua inglese dello Yedioth Ahronoth accoglie ancora una volta il grido di allarme degli insegnanti israeliani, nell’articolo che segue.

La risposta di uno studente ad un test di educazione civica: Morte agli Arabi
di Tomer Velmer – 19.1.2011

Tre settimane dopo la pubblicazione di una petizione in cui si chiedeva al Ministro dell’Istruzione Gideon Sa’ar di adottare misure contro il razzismo che si va diffondendo all’interno delle scuole e nella popolazione, gli insegnanti hanno parlato a Ynet della dura realtà che sono costretti ad affrontare quotidianamente.

In un caso, uno studente liceale in una scuola nel nord di Israele ha scritto “morte agli Arabi” in un test di un corso di educazione civica. In un altro caso, uno studente di un liceo di Tel Aviv si è alzato in piedi durante la lezione e, con orrore del suo professore, ha dichiarato che il suo sogno è quello di arruolarsi come volontario della Guardia di Frontiera, “per poter crivellare a morte gli Arabi”. I suoi amici hanno accolto l’annuncio con un applauso.

Inoltre, dappertutto nel paese insegnanti di educazione civica trovano sui muri delle loro aule dei graffiti recanti slogan che vanno da “Kahane aveva ragione” a “un Arabo buono è un Arabo morto”. Altre espressioni incitano contro gli ultra-ortodossi e contro i profughi.

“Il dibattito politico è da biasimare per l’istigazione”

Secondo una fonte del Ministero dell’Istruzione, i recenti incidenti riflettono una escalation del razzismo tra gli studenti israeliani. E, in primo luogo, essa incolpa i politici di promuovere l’odio.

“Non stiamo parlando di una minoranza, o di ragazzi che provengono da famiglie con idee politiche estremiste, ma di ragazzi normali afflitti da ignoranza”, sostiene. “Il dibattito politico in questi ultimi anni ha dato legittimazione ai loro pregiudizi”.

La fonte ha anche osservato che lo studente che ha scritto “morte agli Arabi” nel suo test è uno studente con il massimo dei voti che conosce bene la materia – una circostanza che suscita allarme.

Ha raccontato che la scuola in questione ha trattato in modo intransigente lo studente, che ha espresso profondo rammarico per la sua azione. Ciò nonostante, la fonte ha affermato che non si è trattato solo di uno scherzo isolato, ma di una tendenza diffusa nella gioventù israeliana.

Una insegnante di educazione civica nella parte centrale di Israele ha raccontato che si trova costantemente di fronte al razzismo che scaturisce dal comportamento dei suoi allievi.

“Quando abbiamo una discussione in classe sull’eguaglianza dei diritti, la lezione diviene immediatamente fuori controllo”, ha detto. “Gli studenti ci attaccano, noi insegnanti, perché siamo di sinistra e antisemiti, e affermano che tutti i cittadini arabi che vogliono distruggere Israele dovrebbero essere deportati”.

L’insegnante ha osservato che le espressioni di odio aumentano specialmente quando lei discute del massacro di Kfar Kassem, vale a dire del significato di “Ordine Chiaramente Illegale”, un comando militare che espressamente viola la legge e a cui non si deve obbedire.

“E’ molto triste, ma gli studenti giustificano il massacro e dicono: “un Arabo buono è un Arabo morto”, racconta. “Spesso gli studenti che vogliono parlare a favore dei diritti umani o hanno paura di farlo temendo le reazioni dei loro amici, o per scusarsi mettono in chiaro che a loro gli Arabi non piacciono”.

“Dobbiamo crescere una generazione libera dall’odio”

Myriam Darmoni-Sharvit, che dirige la facoltà di educazione civica presso il Centro per le Tecnologie Didattiche, sente spesso i suoi colleghi lamentarsi che la situazione nelle classi è divenuta insopportabile.

“Gli insegnanti sono veramente disperati, sono esausti, e alcuni di loro ritengono che, da un punto di vista mentale, avere a che fare con gli studenti è difficile” afferma. “Quando sono in classe, si sentono come su un campo di battaglia, ed è per questo che spesso agiscono per ‘sopravvivere’ e scelgono di saltare dei capitoli o di insegnare la materia attraverso noiosi dettati per mantenere la calma”.

Il Ministero dell’Istruzione, in risposta, ha affermato che gli insegnanti dovrebbero spiegare agli studenti la differenza tra un disaccordo o una disputa e l’odio, la stereotipizzazione e la delegittimazione dell’umanità.

Il ministero ha inoltre sottolineato che l’obiettivo del sistema educativo è quello di “crescere una generazione libera da atteggiamenti razzisti, in grado di gestire tensioni sociali e differenze in una maniera che rispetti i valori dell’ebraismo e della democrazia , sui quali si fonda il nostro stato”.

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