4 settembre 2010

La Palestina non è in vendita!

La Rete della Comunità Palestinese negli Stati Uniti invita tutte le organizzazioni, le associazioni e i gruppi della comunità palestinese e araba, così come le organizzazioni di solidarietà e i singoli, a firmare la dichiarazione sotto riportata (qui il link in lingua araba) che boccia la ripresa dei negoziati diretti in corso, a partire da giovedì scorso, tra il Presidente dell'Autorità palestinese Mahmoud Abbas e il premier israeliano Benjamin Netanyahu, negoziati condotti da un’Autorità palestinese priva di legittimazione popolare, negoziati che non hanno alcun senso mentre il popolo palestinese continua a soffrire del razzismo strutturale e delle violenze inflitte quotidianamente da Israele, negoziati che servono soltanto ad Israele per guadagnare tempo mentre continua l’espansione delle colonie e la sottrazione di terre e risorse naturali ai legittimi proprietari palestinesi.

Dichiarazione che condivido nella sua totalità.

Noi, le sottoscritte organizzazioni e singoli individui, dichiariamo il nostro impegno in favore della causa e del popolo palestinese - una terra, un popolo, una causa. Il nostro popolo, in Cisgiordania e a Gaza, sofferente ma determinato sotto assedio e sotto occupazione, il nostro popolo nella Palestina del 1948, che affronta il razzismo, la pulizia etnica e la repressione politica, e il nostro popolo nei campi profughi e nella diaspora in tutto il mondo, in lotta per tornare a casa e liberare la propria patria, meritano una leadership che difenda i loro diritti inalienabili, che riceva la sua legittimazione dal sostegno popolare, e sostenga la liberazione della sua terra e del suo popolo come il più alto obiettivo nazionale. Noi meritiamo una leadership che difenda i nostri diritti collettivi. Come tali, noi respingiamo i negoziati diretti in corso a Washington, DC dal 2 settembre 2010, che fanno da scudo ad Israele mentre continua il suo progetto coloniale e di apartheid. Condurre negoziati in queste attuali condizioni, senza la necessaria pressione ed alcun termine di riferimento, equivalgono a barattare le città palestinesi in contrasto con la difesa dei diritti collettivi e con quanto noi sosteniamo: la Palestina non è in vendita!

Questi negoziati diretti non sono mai stati utili agli interessi dei Palestinesi, che, secondo le condizioni del processo di pace, sono stati costretti ad una ulteriore repressione poliziesca del nostro stesso popolo, che già soffre sotto il giogo dell'occupazione, in cambio solo di un peggioramento delle condizioni.

In effetti, gli ultimi 17 anni degli accordi di Oslo hanno visto il continuo incarceramento per motivi di coscienza, l’espansione degli insediamenti, la pulizia etnica e il razzismo contro il nostro popolo, mentre le nostre istituzioni nazionali e il movimento di liberazione sono stati sistematicamente smantellati e sostituiti con una Autorità il cui obiettivo primario è quello di soddisfare le pretese dell’Occupante, in un tentativo donchisciottesco di creare uno stato senza sovranità. L'Autorità palestinese dovrebbe unirsi alle voci montanti e al crescente movimento che condanna l’intransigente rifiuto del diritto internazionale da parte di Netanyahu. Mentre il movimento di solidarietà internazionale con la Palestina è in costante crescita, mentre le notizie sull’isolamento internazionale di Israele, incluso il nascente movimento di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni contro Israele, si moltiplicano ogni giorno, mentre la coscienza del mondo domanda giustizia, accertamento delle responsabilità e il perseguimento internazionale dei crimini di guerra israeliani, l'Autorità palestinese ha scelto invece di fornire una copertura all’occupazione israeliana e al suo intollerabile e spietato razzismo, abbandonando persino l’appiglio di un "congelamento degli insediamenti", e procedendo a negoziati diretti mentre l'occupante commette quotidianamente crimini contro il popolo palestinese.

Purtroppo, l'Autorità palestinese è essa stessa una creatura di questi negoziati. La stragrande maggioranza del popolo palestinese, in Palestina e in esilio, chiede il pieno riconoscimento dei propri diritti nazionali, in particolare il diritto dei rifugiati al ritorno alle loro case, terre e proprietà originarie. Quando l'Autorità palestinese negozia i nostri diritti inalienabili e li mette sul tavolo per essere sfregiati dall’occupante , dobbiamo essere uditi, in maniera forte e chiara, per dire che questa Autorità non rappresenta i Palestinesi e non le sarà consentito di vendere la nostra causa e il nostro popolo in nostro nome.

Come Palestinesi che vivono negli Stati Uniti, è anche chiaro che l'amministrazione Obama non ha nulla di nuovo da offrire al popolo palestinese. L'amministrazione americana continua ad occupare l'Iraq e l'Afghanistan e minaccia la regione con ulteriori guerre e occupazioni. Essa fornisce aiuti e mantiene rapporti commerciali con regimi arabi dispotici che, con il supporto degli Stati Uniti, possono permettersi di reprimere i diritti collettivi delle popolazioni arabe. Inoltre, essa fornisce annualmente miliardi di dollari in aiuti militari ed economici ad Israele, e un sostegno politico e diplomatico illimitato all'occupante, senza tener conto delle sue violazioni del diritto internazionale e della annunciata politica estera degli Stati Uniti. Noi non siamo convinti dalle "assicurazioni" degli Stati Uniti, quando le azioni del governo degli Stati Uniti ad oggi non hanno assicurato altro al popolo palestinese che una continua occupazione e l'impunità per i crimini di guerra israeliani.

Oggi, affermiamo, questi negoziati diretti rappresentano solo una minaccia per la nostra gente. Come Palestinesi che vivono negli Stati Uniti, non troviamo alcuna voce che possa essere ascoltata in questa sede - non l'amministrazione Usa e non l'Autorità palestinese - che rappresenti la nostra gente, i nostri diritti, i nostri sogni e la nostra causa. Questi negoziati sono una farsa e sono destinati al fallimento - ma peggio di ciò, sono una copertura per i crimini in corso. Essi abbandonano ogni e qualsiasi pretesa di legittimità internazionale, facendo affidamento sulla benevolenza dell’alleanza Usa/Israele, e mettono in vendita i nostri diritti fondamentali - in particolare il diritto al ritorno. Non permetteremo che questo accada. L'Autorità palestinese e Mahmoud Abbas non ci rappresentano, e questi negoziati sono illegittimi e inaccettabili.

Piuttosto, noi chiediamo il sostegno internazionale per il nostro popolo, non un "processo di pace" che perpetua la nostra espropriazione e il nostro allontanamento e fornisce una copertura per l'occupante. L’isolamento internazionale di Israele, le campagne di boicottaggio, disinvestimento e sanzioni, il perseguimento internazionale dei criminali di guerra israeliani sono necessari, in quanto costituiscono un chiaro sostegno per i nostri diritti, compreso il diritto di resistere all'occupazione, il diritto alla autodeterminazione e il diritto al ritorno in patria - la chiave della nostra causa. Come è accaduto con tutti i regimi ingiusti e illegittimi che hanno agito per liquidare la causa palestinese, questi negoziati e l'Autorità che vi addiviene falliranno a fronte dell’impegno risoluto per la giustizia. Le nostre voci devono essere udite adesso per garantire che questo avvenga.

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2 Commenti:

Alle 5 settembre 2010 alle ore 01:37 , Anonymous Andrea ha detto...

Di fronte alla parola pace chi vive in quella terra si dimostra speranzoso, positivo, e cerca un compromesso con dolorose concessioni reciproche. Tu, invece, che non ci vivi, puoi permetterti il lusso di giocare a fare il più intransigente, persino degli stessi palestinesi. Tanto, il sangue versato, non sarà mai il tuo...

 
Alle 6 settembre 2010 alle ore 09:39 , Blogger vichi ha detto...

E' facile parlare di "dolorose concessioni" quando, in realtà, a fare le "concessioni" rispetto allo status definito dalla legalità internazionale dovrebbero essere sempre e solo i Palestinesi!

Perchè, ancora una volta, a cedere consistenti porzioni di terra dovrebbero essere i Palestinesi, per consentire alle colonie (illegali) dentro il circuito del muro (illegale) di restare sotto sovranità israeliana, e ciò vale anche per gli insediamenti ebraici a Gerusalemme est, secondo la proposta Barak.

Senza parlare poi del fatto che non si capisce come mai un diritto universale come quello al ritorno, sancito per l'appunto dalla dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, debba valere dappertutto tranne che in Palestina!

Ma il vero punto non è raggiungere una pace qualunque, ma raggiungere una pace equa e rispettosa dei diritti di entrambe le parti coinvolte, perchè essa solo potrà durare nel tempo ed essere rispettata.

E questi "negoziati" di pace - con queste premesse - non consentiranno mai di raggiungerla.

 

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