13 agosto 2004

Esportazioni truffaldine!

Domenica scorsa la stampa svizzera ha riportato la notizia secondo cui le autorità hanno applicato una tassazione provvisoria a merci esportate da Israele e sospettate di provenire dalle colonie ebraiche del West Bank e della Striscia di Gaza.
Come ha confermato il Governo svizzero, tale tassazione provvisoria verrà applicata nei casi sospetti - almeno una trentina - "fino a quando l'origine dei prodotti non verrà stabilita con certezza".
Secondo un accordo concluso con la European Free Trade Association (EFTA) - che comprende Svizzera, Norvegia, Islanda e Liechtenstein - le merci esportate da Israele sono in regime di esenzione doganale, con esclusione però di quelle provenienti dai Territori Occupati.
Negli ultimi due anni, il Segretariato di Stato Svizzero per l'Economia (SECO) ha esaminato i certificati di origine di oltre 650 prodotti israeliani, ma spesso non è stato in grado di distinguere tra le merci provenienti da Israele e quelle originarie degli insediamenti colonici.
Secondo la portavoce del SECO, Rita Baldegger, ciò è dovuto al fatto che "le autorità commerciali israeliane impiegano molto tempo a rispondere, e le loro attestazioni sono spesso lacunose ed imprecise".
Anche l'Unione Europea - che pure ha simili accordi tariffari con Israele - conosce bene il fenomeno e l'attitudine, come dire, un po' "truffaldina" degli esportatori israeliani.
Fin dal 2001, la Commissione europea ha emanato disposizioni in base alle quali le merci israeliane devono essere esaminate con particolare attenzione, per controllare che non provengano dagli insediamenti.
In base agli accordi Ue-Israele, infatti, solo i prodotti provenienti dai confini internazionalmente riconosciuti di Israele possono beneficiare delle agevolazioni tariffarie, e non anche quelli provenienti dalle colonie costruite nei territori palestinesi occupati.
Ma si sa, quando si parla di "confini internazionalmente riconosciuti", Israele non sente mai bene da quell'orecchio!

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